Stefano D'Amadio

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Casalvieri provincia di Frosinone.
In questo piccolo paese della ciociaria da più di 100 anni si producono palloncini di tutte le forme e colori.
Molti di quelli che abbiamo riempito con la nostra aria, regalato a persone care, nonchè il famoso pallone “mappamondo” del Grande Dittatore di Charlie Chaplin provengono da qui.
Storia affascinante questa, nata da una “comune” vicenda di immigrazione.
I fondatori di questa arte in Italia, hanno appreso dai loro compaesani trasferiti a Lione, perchè emigrati, la tecnica di produrrere palloncini. Affascinati dall’oggetto e dalle possibilità di un riscatto economico lo hanno importato nel nostro paese.
La fabbrica è un luogo metafisico.
Appena entrati, si impatta subito nel forte odore del lattice mescolato ad ammoniaca. Ci si aggira tra enormi vasche riempite di colore e il frastuono delle macchine.
Queste sono più di una decina sparse per tutta la fabbrica della Gemar, leader in questo settore.
Sono giganti e con le loro curiose forme suscitano nella mente immagini diverse.
I loro lunghi tubi somigliano a braccia sempre in movimento , se non addirittura a sculture. Viene in mente il film di Mel Stuart Willy Wonka La fabbrica di cioccolato.
Più volte mi era capitato di maneggiarli, gonfiarli, ma non avevo mai pensato al palloncino come oggetto.
Mi sembrò che fotograficamente potessero costituire un materiale unico di forme e colori, che stimolava la fantasia e chiamava ad una sfida nel tentare di ridare, nello scatto, il medesimo stimolo che suscita un gruppo di bambini o l’artista alle prese coi palloncini.
Sembra che ogni volta che si ha a che fare con il palloncino questo ti obblighi ad un movimento, di fantasia, di gioia, di creatività, di cui è pieno anche il più semplice colpetto che lo fa volteggiare in aria.


 

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